L’ambra, un materiale tutto da scoprire

Le mani sono la parte del corpo che più mi affascina nelle persone, perché rivelano ben più di altre ciò che siamo e, soprattutto, ciò che facciamo. Quando mi capita di conoscere un artigiano, esperienza che ricerco il più possibile, spinta dalla curiosità che il mio lavoro di traduttrice nel segmento del luxury contribuisce ad alimentare, l’occhio mi cade inevitabilmente sulle sue mani. E non vengo mai delusa: sono sempre mani vissute, che sanno raccontare una storia e un mestiere. Abituata a tradurre di prodotti per mani perfette, dalla manicure impeccabile, sempre morbide e vellutate, sono disperatamente alla ricerca di mani “autentiche”.

Le mani di Federica mi hanno subito colpita quando ci siamo conosciute. Trattandosi di una creatrice di gioielli, mi aspettavo mani “da fata”. Ma Federica è ben di più: è un’artista orafa. E le mani di un orafo non possono essere intonse. Le mani di Federica sono “da fata” nel senso più vero del termine, perché sanno creare la magia.

Un pezzo di ambra grezza nelle mani di Federica
 
Federica lavora l’ambra. E fin qui, nulla di nuovo. Questa resina fossile, apprezzata per le inclusioni animali e vegetali che talvolta contiene e che riesce a conservare intatte per milioni di anni, era conosciuta fin dall’età della pietra e veniva utilizzata già nell’antico Egitto per produrre oggetti preziosi. L’aspetto innovativo del suo lavoro sta nell’utilizzo non convenzionale di questo materiale: Federica, infatti, è riuscita a fondere l’ambra sul metallo con una tecnica di sua invenzione. Siamo, quindi, di fronte a un lavoro di ricerca che va oltre l’artigianato, e che può essere definito arte a tutti gli effetti. L’ambra di Federica, come mi piace chiamarla, è un’ambra che ha trovato delle mani che hanno saputo valorizzarla in modo totalmente nuovo, «assecondando la materia», come spiega lei stessa.
 

Il banco da lavoro di Federica

Prima di “mettersi al cannello” per mostrarmi come lavora, Federica mi ha raccontato come ha scoperto questo materiale descrivendo gli innumerevoli viaggi a Kaliningrad, exclave russa il cui nome significa letteralmente “zona dell’ambra”, dove si trova la miniera più grande della regione baltica. Qui ha iniziato ad apprezzare e a studiare questa resina, che ha deciso di utilizzare grezza o pressata, fino a conoscerla talmente bene da sfruttarne le proprietà per fonderla. Personalmente, non avevo mai visto superfici d’ambra, in grado di creare cromatismi così singolari ed effetti inediti (come nelle foto sotto), e ne sono rimasta affascinata. Ma la voglia di innovare di Federica non si esaurisce qui: per valorizzare al meglio la sua adorata ambra, le accosta materiali tradizionali (oro, argento) o meno conosciuti, come la folgorite, un rarissimo e fragilissimo “mineraloide” che nasce dalla vetrificazione della silice presente nel terreno quando quest’ultimo viene colpito da un fulmine.
 
Untiltled, anello (2011), argento, oro, ambra, ambra fusa

Grazie ai suoi lavori, Federica ha vinto numerosi premi internazionali, ha partecipato a diverse mostre e installazioni in tutto il mondo ed è un’artista apprezzata da pubblico e critica. Le sue creazioni – pezzi unici, inutile dirlo – possono essere ammirate nel suo studio di Bolzano e, per chi ama spingersi oltre e osare la sperimentazione, anche indossate: in questo caso la gioielleria si fa arte, è vero, ma sempre arte… à porter!
 



Sara Radaelli
 
 
L’atelier di Federica a Bolzano
 











Due anelli e una collana realizzati con i materiali d'elezione di Federica


 
 


Foto scattate dall’autrice dell’articolo o gentilmente fornite da Federica Pallaver