Esperienze
pre-raffaellite, grafica giapponese, Aubrey Beardsley, William Morris… come in
un caleidoscopio di rimandi tutto qui trova il suo spazio.
Sto parlando della mostra Alfons Mucha e le atmosfere Art
Nouveau, in calendario fino al 18 settembre a Palazzo Ducale, a Genova (una
location peraltro splendida). Varcarne la soglia significa entrare
letteralmente in un’altra epoca. Quella che, a cavallo tra la fine
dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, pervase tutta l’Europa di uno stile
nuovo (nouveau, appunto), invadendo
ogni campo dell’attività umana. Assumendo caratteristiche proprie in ogni paese
(che l’ha ribattezzato, infatti, con nomi diversi: dallo stile Liberty o
floreale italiano, allo Jugendstil tedesco, dal Modernismo spagnolo al
Sezessionstil austriaco, dal Modern Style inglese allo Style sapin svizzero…),
quest’ondata di novità ha unito l’Europa proponendo un gusto elegante, prezioso
e sensuale.
Locandina della mostra 'Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau' |
Attratta dall’amore
viscerale per quest’epoca, mi sono lasciata affascinare da un percorso ben
studiato che ricostruisce questo periodo complesso, riconducendolo a una delle
figure più significative di questo stile, Alfons
Mucha (1860-1939). In mostra, oltre 120 opere tra affiche e pannelli decorativi dell’artista, unite a manufatti,
arredi, sculture e disegni di altri artisti europei, per ricreare quella
sensibilità unica nel suo genere. Nove sezioni tematiche evocano atmosfere e
suggestioni per stupire e coinvolgere: ripercorriamo le più interessanti.
Manifesti teatrali disegnati da A. Mucha per Sara Bernhardt |
La prima sezione, tra
le più belle, è dedicata al teatro e
a Sarah Bernhardt, una delle più
celebri attrici teatrali della storia, la personificazione della diva, una vera
icona del suo tempo, a cui Mucha dedicò poster e manifesti teatrali. In lei,
l’artista ha potuto incarnare l’idea della figura femminile, a volte
idealizzata in una creatura angelica, a volte femme fatale.
La sezione dedicata
al giapponismo mostra l’influenza
esercitata dall’arte esotica e orientale su quella europea. L’uso di linee
marcate, il ricorso a sgargianti accostamenti cromatici, l’appiattimento
bidimensionale e il rapporto tra pieni e vuoti: è questa l’eredità che
l’Occidente ha saputo rielaborare.
Alfons Mucha, pendente sicomoro, 1905 (non presente alla mostra) |
Anche la gioielleria fin de siècle ha subito
un profondo mutamento del gusto a seguito del fenomeno dell’Art Nouveau, che ha
portato con sé una nuova concezione delle arti applicate (oltre che
figurative): libere linee fluenti, in netto contrasto con la rigidità precedente,
tematiche accentuatamente naturalistiche, accostamenti cromatici nuovi. Lo
stesso Mucha progettò diversi gioielli, che fece realizzare da abili orefici,
ideando accessori dalle forme inedite che si ritrovano anche all’interno dei suoi
manifesti.
Manifesto pubblicitario per i biscotti Lefèvre-Utile |
E poi ancora il
mondo animale, l’immaginario floreale, la vita quotidiana, il tempo, i
materiali preziosi. Tutti temi toccati nelle varie sezioni della mostra e accomunati
dalla ricchezza e dalla ricercatezza dell’Art Nouveau, corrente sfaccettata e
quasi inafferrabile pur avendo permeato ogni piega della società. La leggera
opulenza e la dovizia di particolari si ritrovano nelle immagini delle scatole
dei biscotti (i primi timidi approcci pubblicitari hanno offerto grande spazio
a questo stile) come negli abiti della moda dell’epoca. Sì, perché la moda, specchio dei tempi, non poteva rimanere
indifferente a questa rivoluzione.
Mostra 'Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau' Cappella dogale, selezione di abiti d'epoca |
La mostra le
consacra l’ultima sala, la più suggestiva, la Cappella dogale, allestita con
una selezione di abiti d'epoca di sartorie italiane
e francesi. Qui la ricerca dell’eleganza e della raffinatezza sono
palpabili, attraverso linee a S, tessuti pregiati, applicazioni, ricami
ispirati al mondo vegetale. La rivoluzione Art Nouveau nella moda prende piede
facendo dapprima ridurre progressivamente l’uso della crinolina e dei
drappeggi, modificando poi le forme dei corsetti e delle imbottiture che
modellano artificialmente il corpo femminile. L’andamento serpentino (ottenuto
attraverso bustini allungati che stringevano anche la parte superiore dei
fianchi, spingendo il petto in alto e accentuando l’inarcamento del
fondoschiena) è messo in risalto dalle gonne lunghe fino ai piedi, aderenti sui
fianchi e più larghe verso il fondo, creando linee svasate e a campana,
accompagnate talvolta da un corto strascico. Seta, pizzo, tulle la fanno da
padroni, grazie alla loro fluidità, impreziositi da bottoni, frange, perline,
nastri, ricami, che spesso disegnano motivi tratti dal mondo floreale o
animale.
Questa mostra
rappresenta un viaggio iniziatico
per chi ancora non conosce a fondo i segreti dell’Art Nouveau, un piacevole
tuffo nel passato ancora più all’avanguardia del presente, un momento da
dedicarsi nella penombra delle sale, accompagnati dalle opere del grande
artista ceco.
Sara Radaelli