L’eccellenza corre sul filo

Prendendo spunto dalle Journées Particulières LVMH tenutesi dal 20 al 22 maggio scorso, nell’articolo di maggio (qui) vi avevo brevemente raccontato la mia esperienza del 2013 presso le manifatture Fendi e Bulgari. Questo mese volevo proporvi un resoconto della mia visita alla filatura della maison Loro Piana, nella cornice delle Journées Particulières 2016.



Ingresso della Manifattura Loro Piana di Roccapietra (VC)


Loro Piana è sinonimo di tessuti di pregio. Uno dei fiori all’occhiello della filiera tessile-abbigliamento italiana (sebbene dal 2013 nelle mani del colosso francese LVMH). La prima azienda artigianale al mondo nella lavorazione del cashmere e delle lane più rare. Insomma, un’etichetta d’eccellenza. Oggi Loro Piana è leader mondiale del cashmere e propone le materie prime più nobili e preziose del pianeta (produce circa quattro milioni e mezzo di metri di tessuto l’anno), creando, dagli anni Ottanta, anche linee di ready-to-wear e accessori, che distribuisce in 160 negozi monomarca in tutto il mondo.

La manifattura, fondata nel 1924 da Pietro Loro Piana, è ormai celebre a livello internazionale per la produzione di cashmere, baby cashmere e vicuña. Dispone di 7 stabilimenti produttivi in Italia e detiene il controllo diretto di allevamenti di animali, come nella Reserva Dr. Franco Loro Piana, una riserva naturale aperta in Perù per l’allevamento delle vicuñe. Tra gli stabilimenti più importanti vi è la filatura di Roccapietra, in provincia di Vercelli, nel cuore della Valsesia, uno dei distretti più importanti del comparto tessile italiano.
 
La filatura Loro Piana di Roccapietra (VC)

Ed è proprio lo stabilimento di filatura cardata di Roccapietra che ha aperto le porte ai visitatori, per una visita di questa filatura all’avanguardia, dove il processo produttivo è verticalizzato e si ha il controllo totale su ogni fase della lavorazione. Lo stabilimento, che risale al 1995, è un impianto lineare su 1 piano costruito in un avvallamento per essere nascosto alla vista, in modo da garantire maggiore riservatezza ai dipendenti senza avere un impatto troppo forte sull’ambiente.

Si distingue per il bel pavimento ligneo (legno d’iroko giallo-bruno), fonoassorbente, che aiuta a mantenere costante la temperatura; per la forte automazione (sono presenti solo 77 dipendenti) e per l’impianto di condizionamento: qui si lavorano fibre vive, che devono essere mantenute idratate ed elastiche, quindi la temperatura dev’essere sempre di 24°C, con il 60-70% di umidità. In questa sede abbiamo avuto l’opportunità di seguire il prodotto dal magazzino delle materie prime (MP) al filo, dal tessuto al prodotto finito. Ecco le tappe principali del percorso:


1.  MAGAZZINO MATERIE PRIME


Le MP arrivano qui nelle balle originali e vengono stoccate indipendentemente dalla fibra (cashmere, baby cashmere, vicuña o lana merino), tenendo sempre separate le partite tinte dalle partite naturali. L’esperienza “al tocco” delle più rare fibre naturali si è rivelata davvero straordinaria, al pari della morbidezza delle fibre di cashmere e delle altre lane.

 
Il cashmere si ricava dalla capra hircus, che viene pettinata e non tosata (come la vicuña), in particolare dal suo sottovello – uno strato di lanugine (detto duvet) subito a ridosso della pelle, che intrappola l’aria per mantenere costante la temperatura dell’animale. Il cashmere Loro Piana proviene da Cina e Mongolia. Ne esistono diverse varietà, distinte per colore: white (il più pregiato, di origine cinese, utilizzato anche per ottenere i colori pastello), grey e brown. A seconda del colore del prodotto finale desiderato, verrà scelta una di queste varietà e, se necessario, tinta.

 
Il baby cashmere, più sottile, risulta ancora più morbido (ha un micronaggio più fine del cashmere, perché si ricava dai cuccioli della capra hircus).

Balla di baby cashmere
 
La vicuña, definita “fibra degli dèi” dai conquistadores spagnoli, ha un micronaggio di ca. 12 micron, che le è valso il titolo di fibra più fine al mondo. La disponibilità è molto limitata: dalla tosa di ciascun esemplare si ottengono circa 150 grammi di fibra ogni due anni, poco più di un soffice batuffolo, tanto che occorre il vello di 6 animali per realizzare una maglia (e addirittura 35 per un cappotto). La vicuña Loro Piana proviene dall’Argentina (color crème) e dal Perù (più scura, color whisky): la differenza di colore è data da esigenze di mimetismo dell’animale, che si adatta ai colori più chiari o più scuri del paesaggio.

La lana merino proviene dalle pecore di razza merinos (pettinate, come nel caso del cashmere, e non tosate). In magazzino arriva la lana sucida, ovvero ancora non lavata. Durante il lavaggio si estrae la lanolina, utilizzata nel settore della cosmesi. Una curiosità: in Nuova Zelanda è stato creato da un’allevatrice un gregge composto unicamente da pecore nere, la cui lana è acquistata in esclusiva da Loro Piana. Questa lana non viene mai tinta, per valorizzare le sfumature naturali che vanno dal marrone intenso al beige.


Balle di baby cashmere conservate nel magazzino delle materie prime
 
  
2.       MISTATURA
 
Come suggerisce il nome stesso, la macchina apriballe apre le balle e, nel caso dei colori mélange, mischia i diversi colori. La MP passa poi nella camera di mistatura, per essere trasformata in fiocchi.
 
3.       CARDATURA
 
La MP, ormai in fiocchi, passa in rulli con denti metallici (come quelli di una cardatrice del 1924 in mostra all’inizio del percorso di visita), che la spazzolano creando un filo sottilissimo in veli. Questi veli vengono piegati e pettinati varie volte, poi sovrapposti per creare un materasso di fibre. Da qui si ottiene lo stoppino, ovvero il filo senza resistenza meccanica. Per non farlo spezzare, bisogna ritorcerlo.

Fine del processo di cardatura
 

4.       FILATURA
 
Gli stoppini arrivano nella filatrice, che allunga e ritorce la fibra (che diventerà finalmente filo). Se il filo si rompe, le operatrici specializzate provvederanno ad annodarlo manualmente. Si tratta di un’operazione apparentemente facile alla quale abbiamo assistito, ma che richiede in realtà notevole manualità e rapidità.

 
Filatrice

5.       ROCCATURA
 
Il filo viene trasferito su dei coni di plastica. Se erano presenti dei nodi (fatti dalle operatrici), una macchina munita di lettore ottico li individua e li sistema automaticamente, senza l’intervento dell’operatore: il filo risulta, così, perfetto e privo di nodi. Si ottiene a questo punto la rocca finale con il filo detto “secco”, in quanto dovrà subire il finissaggio per ritrovare la morbidezza della MP.
 
 
6.       ANALISI DELLA MP NEL LABORATORIO DEL CONTROLLO QUALITÀ
 
Dopo aver abbandonato la zona di produzione, entriamo nel laboratorio dedicato al controllo qualità, dove la MP viene analizzata al microscopio a scansione ottica (che la ingrandisce di 34.000 volte) e subisce il controllo a occhio nudo dei peli neri sulle lane chiare (o, viceversa, dei peli bianchi sulle lane scure) e quello, anch’esso a occhio nudo, delle giarre (i peli esterni del vello degli animali, più rigidi). In entrambi i controlli, se vengono trovati peli estranei, questi vengono eliminati rigorosamente a mano. Naturalmente, non si tratta degli unici controlli ai quali i prodotti Loro Piana vengono sottoposti: ne sono previsti sul filato ma anche sul tessuto (prima del finissaggio) e sul capo finito.
 
 
La visita ci ha rivelato un processo lungo e impegnativo che ha catturato tutta la nostra attenzione e che dimostra, ancora una volta, che il Made in Italy si nutre di realtà produttive ben radicate sul territorio e nel tessuto economico italiano, di persone capaci che sanno osare per distinguersi e proporre il meglio. E allora, che il sogno continui…

 
Sara Radaelli

 
 
Non essendo possibile scattare foto o realizzare video durante la visita allo stabilimento, le fotografie sono tratte dal sito Loro Piana (www.loropiana.com).